Tra Samele, Limosani e i «mecenati» muti

Luigi Samele e Felice Limosani sono due foggiani illustri, nello sport e nelle arti, che ogni tanto tornano a casa. Il primo verrà omaggiato a ottobre per la sua carriera di schermidore olimpico; il secondo vuol donare alla città una sua personalissima creazione. Apparentemente non c’è associazione tra i due, a parte l’origine in comune e la lieta circostanza dei due eventi. Eppure l’amministrazione Episcopo è riuscita a infilarsi, nell’uno e nell’altro caso, in una polemica stucchevole rincorrendo il dissenso dietro precisazioni affannose.

Va detto che la negazione “a gratis” del teatro Giordano da parte di palazzo di città per Samele (con annessa affissione di manifesti), tecnicamente non fa una piega: è la manifestazione di un privato, i costi di servizio della struttura non possono ricadere sui cittadini. Sulla concessione “a titolo gratuito” dell’opera di Limosani invece le porte del comune si sono spalancate anche a mezzo di sperticati elogi all’artista. 

Si dirà: la sindaca mira alla convenienza, da buon amministratore fa gli interessi di tutti noi. Ma sull’ente pubblico gestito come un’azienda ne è pieno il mondo di esempi poco edificanti, se poi pensiamo poi a tutte le diseconomie che ogni cittadino foggiano subisce quotidianamente (dalla qualità dei servizi alla valenza di certi interventi pubblici, sempre da noi lautamente pagati), si cade nello sconforto. 

Ma ci sono, nell’attività pubblica, momenti che non si misurano con lo stesso metro di giudizio. Situazioni diverse, analisi che mutano in base alle circostanze. Per un’amministrazione a guida politica, compulsare il “sentiment” popolare aiuterebbe a mantenere la barra dritta del mandato ricevuto. L’evento di Luigi Samele non può essere considerato un’“iniziativa privata interamente organizzata in proprio senza alcun ruolo previsto del Comune di Foggia nell’organizzazione”, perchè in fin dei conti un ruolo per l’ente lo si trova sempre. E se i costi sono un problema, si può provare magari a coinvolgere qualche sponsor. Insomma se c’è stato qualche errore organizzativo e di protocollo farebbe un doppio errore, l’amministrazione Episcopo, a tenersi fuori da un appuntamento che celebra un atleta, residente a Bologna, che ha rappresentato la scherma foggiana nel mondo.  

Sui tralicci proposti da Limosani nei Campi Diomedei si sono espressi in molti. Premesso che l’amministrazione Episcopo ne condivide il gesto, le motivazioni e la valenza artistica, non si può tuttavia non biasimare il commento anche un po’ sguaiato dei numerosi detrattori molti dei quali, già di per sé disallineati dall’amministrazione di centrosinistra, puntano sul gesto artistico per demolire tutto il resto. C’è anche un esercito di favorevoli all’opera, sindaca e assessora alla Cultura estasiate a parte. L’arte non si discute. 

Fa discutere invece il ruolo dei «dieci mecenati» che se ne restano in disparte e che non vogliono nemmeno essere menzionati. Finanzieranno l’installazione dominata in cima dai due cuori «pulsanti di speranza» e non reclameranno per sé nemmeno l’onore di un’affissione ai piedi dell’opera, il ritiro di una pergamena. Davvero strano nell’epoca dell’ostentazione esibita specie sui social, dove circolano certe informazioni. Non sarà mica che i dieci benefattori vogliano in questo modo evitare di scoprirsi, perchè “a Foggia è sempre meglio non dare nell’occhio?”. E, se così fosse, come potrebbe un’amministrazione giovane, innovativa e progressista come si propone la giunta Episcopo, avallare un simile gesto oscurantista?

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I CUORI E LA SPERANZA – Il render dell’opera di Felice Limosani

 

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