Povero Gargano, avvolto dalle fiamme. Ma ad accendere la miccia sono gli incendiari, ovvero veri e propri criminali del fuoco, anche se qualcuno li chiama piromani (altrettanto dolosi): ma il criminale è un delinquente, il piromane un malato o comunque il suo comportamento rientra nella sfera patologica. La semantica non è sottile, sul Gargano ragioni ancestrali sovrastano ogni logica. E i roghi sono commisurati alle forze, uguali e contrarie, che da sessant’anni si fronteggiano: di qua il Gargano segreto, quello dei pascoli e delle faide tra le famiglie rivali; di là il Gargano che ha fatto i soldi con il turismo sulla costa. Negli incendi sul promontorio prevale il dato delinquenziale. Per questo non vale qui la definizione di “piromani”.
Il promontorio brucia, per ragioni più varie: conquistare più aree di pascolo per gli animali, per la litigiosità con i vicini, per i soliti appetiti di natura edilizia che l’istituzione del Parco ha cercato, tra avventurose perimetrazioni, di contenere e di limitare anche se c’è sempre qualcuno che non è d’accordo. E rimugina per tutto l’anno su quel «no».
Fuoco e fiamme sul Gargano sembrano qualcosa di ineluttabile. E’ un caso che il nuovo e più minaccioso incendio dell’estate 2024 sia scoppiato nel giorno del diciassettesimo anniversario dello spaventoso rogo dell’estate 2007, quando una palla di fuoco avvolse i centri vacanze di Peschici fino a lambire le aree turistiche a ridosso di Vieste. Non è un caso che gli incendiari abbiano deciso di lasciare l’impronta della loro presenza in corrispondenza del primo pienone vacanziero, sebbene quest’anno gran parte di residence e strutture abbiano fatto segnare numeri altissimi fin da giugno.
Gli inneschi trovati dai carabinieri faranno cadere anche l’ultimo dei dubbi sull’eventualità di un’autocombustione con tutto quel po’ po’ di verde intorno, perchè c’è ancora chi strumentalmente vuol credere alle favole. Ma l’accertamento della verità sarà difficile, come dimostrano le inchieste precedenti, risalire ai responsabili sempre più complesso e poi la rete delle complicità è più fitta della vegetazione.
Gli incendiari però un risultato l’hanno raggiunto, contro i loro interessi: oliare la macchina dell’emergenza, allenare vigili del Fuoco e le squadre di volontari diventati bravissimi nello spegnimento delle fiamme. Quasi una competizione tra gli uni e gli altri, laddove i volontari (secondo qualche lamento raccolto) vorrebbero entrare di più nelle aree a rischio e i vigili del Fuoco che lo impediscono.
Le mille sfaccettature di un incendio, il Gargano sa sorprendere anche in questo. Il pensiero corre a quel migliaio di turisti del camping Baia di Campi sfollati per un giorno, alle poche cose raccolte e caricate su un barcone di fortuna e portate via in tutta fretta. Alla disavventura di una giornata (o forse due), a quei turisti che invece sono andati via terrorizzati all’idea di vedersi sopraffare dalle fiamme. Perchè il Gargano sa essere bello e minaccioso, che sia vento o pioggia. Figurarsi con un incendio che lambisce la costa.
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LA FOTO – E’ il 24 luglio 2007, l’inferno sul promontorio. I turisti di San Nicola di Peschici si rifugiano in acqua per sfuggire alle fiamme