Sergio il compagno, vittima di presunto femminicidio

 

Tutta l’ammirazione per Sergio Ruocco, il compagno di Sharon Verzeni, sospettato per un mese di aver ucciso la fidanzata (sebbene mai formalmente indagato), finito senza appello nella gogna mediatica. Ora che l’assassino è stato finalmente acciuffato immaginiamo il sollievo di quell’uomo che percepiva lo sguardo obliquo di un intero paese ritrovandosi al suo fianco soltanto i genitori della ragazza. E’ stato il delitto dell’estate quello di Terno d’Isola. Anche per le inquietudini disseminate da quel casuale accoltellamento ora che il caso è risolto: nemmeno più fare una passeggiata notturna in paese e nei luoghi di una vita può esser sicuro. Guardarsi alle spalle, anche nei luoghi che conosciamo, non solo è consigliabile: questa storia è destinata ad aprire un dirupo di insicurezze.
Ma torniamo al compagno, ai giorni penosi che ha dovuto affrontare. Difficile attraversare un guado di sospetti, sguardi di traverso, continue convocazioni dagli inquirenti che dovendo scandagliare qualunque indizio hanno provato a farlo cadere in contraddizione. Forse Ruocco si è salvato perchè dormiva e mai è uscito dalla casa che lo ospitava, diversamente qualunque spostamento sarebbe stato un indizio a suo carico. A che punto è arrivato il grado di inattendibilità del nostro prossimo. Sono mancate le prove più scontate in questa difficilissima indagine, l’idea piu scontata ma irrinunciabile che fosse il fidanzato se non l’esecutore il mandante del delitto si è infranta su ricostruzioni anche piuttosto fantasiose come c’era chi sospettava che dal luogo dell’omicidio alla casa di Ruocco la distanza fosse breve, ma che necessitasse di un elicottero per coprirla nei tempi compatibili fra l’esecuzione e l’ immobilità in casa dell’uomo.
Non c’erano prove e in quelle che c’erano lui dormiva come le telecamere nei dintorni dell’abitazione avevano confermato. Ma se ne avessero trovata mezza di prova il teorema sarebbe stato già bell’e pronto: è stato il fidanzato, la prova dell’ennesimo femminicidio.
Non è una critica all’operato di procura e carabinieri, che anzi in quest’indagine hanno dato prova di una capacità d’indagine fuori dell’ordinario. Ma è proprio quella gogna mediatica, il fiato sul collo dei media e dell’opinione pubblica ad aver obbligato indagini dettagliatissime e spasmodiche. Chissà quanti casi del genere finiti in cavalleria, forse non lo sapremo mai ma a pensarci fa venire i brividi.
La coltellata alla schiena inferta da un balordo italiano figlio di genitori ivoriani, apre un ulteriore squarcio – e qui siamo al folklore – su un mondo che va al contrario (e non per dirla con il generale Vannacci, prodotto di questo stesso mondo). La Lega non ha perso tempo per scagliare tutto il suo procurato allarme sulla non italianità del presunto assassino: “Sono questi quelli che importiamo?”. Se la politica fosse una cosa seria un’affermazione del genere non meriterebbe la minima considerazione. Non sarà così.
Tag: Nessun tag

I commenti sono chiusi.