Urla nel silenzio dei nostri ragazzi

Due 17enni di Paderno Dugnano e Foggia, si sono inconsapevolmente lanciati nel vuoto dell’oblìo profondo rimanendone impigliati. Hanno deciso di farlo nella stessa notte, tra sabato 31 agosto e domenica 1 settembre a distanza di qualche centinaio di chilometri l’uno dall’altro. Come se un medium li avesse messi in sintonia. Riccardo a Paderno ha sterminato l’intera sua famiglia, padre madre e fratellino 12enne, sicuro che con quel gesto orribile e perpetuo si sarebbe sentito meno isolato anche se poi a caldo, nell’interrogatorio di garanzia, ha già percepito e confessato candidamente agli increduli inquirenti che così non sarà. 

Gianpiero a Foggia la pratica l’ha invece risolta in autonomia, schiantandosi con l’auto forse di famiglia guidata senza patente. Urla nel silenzio di una generazione che, dicono gli esperti, sembra ormai sopraffatta dallo strapotere dello smartphone. E vive in simbiosi con quello, senza il bisogno di chiedere dell’altro. La celebre pellicola degli anni ’70 racconta del dramma di un’amicizia perduta tra un giornalista americano e un guerrigliero cambogiano dei Kmer Rossi durante la sanguinosa rappresaglia contro gli Usa guidati dallo spietato Pol Pot. Un’amicizia, appunto. Ma qui non c’è più neanche questo su cui recriminare. Le urla di questi ragazzi – dei nostri ragazzi – crescono nel silenzio di rapporti che non sono nemmeno più tormentati. Sono soltanto vite inesistenti. Galleggiano nel vuoto. E i più sensibili, forse i più fragili covano nel silenzio una reazione insospettabile.

 Non ci sono apparentemente increspature nella vita di Riccardo e di Gianpiero, si dicono convinti i professori per come li hanno conosciuti tra i banchi. Sono morti entrambi, anche se Riccardo forse rinascerà dopo un lungo periodo di carcere minorile e una giovinezza ormai compromessa. Il mistero che racchiude lo schianto di Gianpietro è invece forse più inestricabile. Ci può essere di tutto in una fuga alle 3 di notte con l’auto che nemmeno sai guidare: la fuga per fare qualcosa di diverso, una smargiassata con gli amici (ma dov’erano?), il bisogno di farla finita. A diciassette anni, quando hai la vita davanti. 

Difficile entrare oggi nella testa dei nostri ragazzi. Servirebbe riformattare i nostri parametri, adeguarli ai loro standard perchè non parliamo la stessa lingua. La generazione dei 40-50enni di oggi (i genitori di adolescenti della generazione Z) è irrimediabilmente spiazzata, non sa dialogare con loro. Non è colpa dei genitori e nemmeno dei ragazzi, entrambi vittime di un mondo in movimento che travolge consuetudini e trasforma i problemi. E’ sempre stato così. Ma un tempo c’era il senso della realtà a inchiodarci al tappeto: le guerre, le carestie, i cataclismi, il richiamo del sesso oggi a quanto pare molto affievolito nella confusione di generi. Nella bolla in cui viviamo oggi nemmeno più il suolo sotto i piedi ci rassicura. E lo smarrimento è per tutti: poveri ragazzi, ma anche poveri adulti. Si salvi chi può.

L’auto distrutta in via San Severo a Foggia

 

Tag: Nessun tag

I commenti sono chiusi.