Foggia turistica? Meglio pensare ad Arbore

Prima di riaprire chiese e musei, oggi stancamente tenuti, la città di Foggia ha mai pensato a migliorare il proprio decoro? A quanto pare nessuno ci fa caso. Si discute se il capoluogo della Daunia sia o meno una città turistica, se possa diventarlo. Partendo però da concetti arcaici: rendendo più funzionali i musei, riscoprendo qualche chiesa. D’accordo, c’è bisogno anche di questo. Ma poi? La città per rendersi attrattiva avrebbe bisogno di fornire più servizi, un’immagine di sé meno plumbea da quel che appare scendendo dal treno. Dovrebbe essere lesta anche a sfruttare le situazioni favorevoli: giacchè si parla di musei, nessuno ha mai pensato a come si capitalizza in termini di visibilità il nuovo museo Arbore che vedremo nel 2025? Si può ricreare una sensazione da clima d’attesa, prepararsi al grande evento con concerti, dibattiti, una capacità di ascolto che finisca per arrivare anche ai media nazionali?

E’ di questo slancio che Foggia ha bisogno, in questa città più che un assessorato alla cultura ce ne vorrebbe prioritariamente uno al Decoro. Lo scenario in centro che si presenta al forestiero è invece abbastanza desolante. Proviamo a descriverlo: saracinesche dei negozi abbassate una su tre, pavimentazione dei marciapiedi approssimativa, scivoli dei disabili impraticabili (un’offesa doppia per chi già soffre), poca gente in giro e su quella che circola, specie nel primo pomeriggio, meglio star buoni con i giudizi. Evidente lo smarrimento dell’abbandono, abitativo ma non solo: del quartiere Ferrovia sappiamo già molto, ma in altre zone della città (dove non si può dar la colpa agli immigrati), è facile imbattersi in abitazioni a pianterreno con i panni ad asciugare (via Parisi, via Salomone, via Trento e l’elenco potrebbe continuare), siamo a due passi dal cosiddetto salotto cittadino.       

Insomma, si discute del sesso degli angeli quando sarebbero ben altre le questioni da sollevare. 

Parlarne però è utile, come ha fatto martedì sera il Rotary club Capitanata (“Foggia la città dalle bellezze nascoste”), in un auditorium di Santa Chiara gremito. Magari si mettesse mano a un piano di riqualificazione come quello evocato nel corso del convegno per bonificare il cratere di casupole e di delinquenza spicciola che giace da tempo immemore dietro la chiesa delle Colonne (o di San Francesco Saverio), la “testa di cavallo” come la chiamano storici e urbanisti. D’accordo, utile anche questo. Ma di cose da fare subito, immediatamente, cosa proponiamo? Ecco una cosa coraggiosa: sarebbe utile togliere le auto. Possibile? Ci si può provare? Riportare la gente semplicemente a passeggiare anche su quelle strade, allevierebbe la sensazione di degrado sociale che si respira in quelle vie. Se poi il Comune favorisse nei basso  la nascita di nuovi esercizi commerciali di vicinato, si potrebbe costruire una narrazione nuova di recupero urbano: nuova per Foggia. Un po’ come è accaduto in via Tugini dopo la chiusura del bar Maricangela: sembrava il deserto, ma è durato poco per fortuna. Tutt’intorno non è cambiato granché, ma l’apertura di due nuovi bar ha frenato la spirale. 

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Una suggestiva immagine della cattedrale e del centro storico

 

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