Bruciare Parcocittà, che idiozia

Quanto polverone su Parcocittà. Che sia doverosa una riflessione, sul piano normativo e contrattuale, non c’è dubbio. Ma che si risparmino almeno i moralismi sull’oasi di San Felice largamente premiata, in questi anni, dal gradimento dei cittadini. Quasi un decennio (2015-2024) di eventi, rappresentazioni teatrali, cinema all’aperto, convegni d’impegno sociale, il tutto all’insegna della decenza e del buongusto. Salvo rare eccezioni (può capitare). Oggi la querelle è dunque soprattutto amministrativa: una concessione non completamente assegnata (solo con delibera di giunta), introiti risibili assicurati alle casse del Comune che però aveva il diritto di chiederne conto.

Questione tecnica e di principio: è un bene pubblico, il privato non può gestirlo all’infinito. Ma la questione è da sempre attraversata dalla politica (centrosinistra vs centrodestra). Da una politica sempre più debole e da cui scaturiscono le inevitabili storture viste in questi anni. Perchè vale sempre il detto “chi comanda, manda avanti i suoi”. Così nel ’19 il sindaco di centrodestra Landella impose l’elevazione di una malandata recinzione intorno all’area restante del Parco, eppure rimasta in piedi quattro anni a circoscrivere il nulla dopo ricorsi all’autorità giudiziaria e polemiche. Fu quello il modo trovato dalla precedente amministrazione per affermare un diritto all’alternanza. Progetto abortito prima di nascere, meno male con quelle premesse: immaginiamo cosa sarebbe avvenuto all’interno.

Oggi tuttavia l’affare Parcocittà diventa un caso di opportunità politica: il coinvolgimento diretto dell’assessore alla Cultura, Alice Amatore (per quanto tenuta successivamente a distanza da Parcocittà dalla sindaca Episcopo), non è passato inosservato negli ultimi mesi. E la questione ha finito per assumere un carattere molto più pernicioso dopo i rilievi mossi dalla tecnostruttura comunale e in presenza di una giunta “amica” degli attuali gestori dell’ATS (associazione temporanea di scopo). 

Cosa si aspettano adesso i cittadini? Che si faccia un’altra gara e si scelga un altro gestore serio e affidabile (la stessa Ats potrebbe partecipare), in tempi possibilmente rapidi. Se la politica, di maggioranza e di opposizione, riuscisse a lanciare un segnale di praticità e di concretezza, almeno sulle piccole cose, ne gioverebbe l’intero ecosistema sociale. Perchè gli esempi positivi (come quelli negativi) hanno sempre un riverbero sulle fasce dell’opinione pubblica. Chi fa politica dovrebbe percepirlo all’istante, se non troppo abbarbicato a calcoli e interessi inconfessabili.

 

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