Medici silenziosi? Non sparate su Pasqualone

Quanta ipocrisia sulle parole schiette di Giuseppe Pasqualone. E quanta politica d’accatto dietro certi ammonimenti («mandiamo gli ispettori del ministero», come preannuncia l’on. Lasalandra di Fratelli d’Italia). E per far cosa? «I medici del policlinico di Foggia comunicano poco e male…», così parlò l’imprudente direttore generale. Ma se proprio arriveranno gli ispettori, provino loro piuttosto a trovare una connessione fra dichiarazioni così tranchant e i fatti che le muovono. Senza intenti punitivi, chiaro: sarebbe un bel servigio per la nostra sanità. 

Diciamo subito che l’affermazione sopra le righe del «DG» ha tutta l’aria della «voce dal sen fuggita». L’ormai famigerata intervista a “Farwest” (Raitre) era alle battute finali e forse Pasqualone, come par di capire guardando le immagini in tv, era già in modalità confidenziale con il suo intervistatore Tommaso Mattei. Nonostante la telecamera fosse ancora accesa e il microfono pure.

La frittata a quel punto era fatta. E immediate sono scattate le ciclostilate note di indignazione di questo e di quel sindacato (con il biasimo pure dell’Ordine dei medici). Tutti contro il povero Pasqualone, reo di aver detto una verità che molti (sottovoce) confessano. Anche tra gli stessi medici. Continuando così bellamente a tacitare un sospetto che aleggia fin dalle prime battute sul caso di Natasha, la 23enne di Cerignola deceduta un mese fa durante un delicato intervento in Chirurgia toracica. Ovvero sui motivi che hanno scatenato la pulsione violenta e inaccettabile di parenti e amici contro i malcapitati medici e infermieri. 

Un caso limite, che mette la famiglia spalle al muro nonostante la gravità del dolore subito (20 gli avvisi di garanzia emessi dalla procura). Ma proprio perchè il caso lo richiede, è lecito almeno chiedersi com’è stata gestita la complessa vicenda? Due le inchieste in corso, se la Procura vuol capire come siano andate le cose sul piano clinico, l’indagine interna dei Riuniti (annunciata nell’immediatezza del fatto dal DG) punta le sue valutazioni sull’insieme dei profili medico-sanitari alla base della tragedia. La comunicazione intercorsa fra medici e familiari è tra questi? Possibile che Pasqualone, sia pure involontariamente, abbia fornito un indizio. 

Sul livello di comunicazione dei medici andrebbe peraltro aperta una riflessione non a senso unico, poichè una sana comunicazione nasce anche in base alla domanda ricevuta. E la disintermediazione (nella fattispecie del medico) diviene tanto più efficace quanto la richiesta di chiarimenti è precisa e circostanziata. Insomma, troppo facile sentenziare che i medici non comunichino adeguatamente, salvo alcuni casi limite. Ma è altrettanto vero che il professionista dovrebbe porsi delle prerogative nei confronti di interlocutori meno strutturati che hanno diritto come gli altri di essere informati con parole semplici e comprensibili. Non ne parliamo poi degli scarabocchi sulle richieste mediche subiti per decenni da schiere di assistiti, ora per fortuna soppiantati dalla ricetta elettronica. E’ anche su questi aspetti che il livello qualitativo della nostra sanità dovrebbe crescere, mentre si ha l’impressione che non se ne parli quasi mai.  

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IMMAGINE VIRALE – Sanitari barricati ai “Riuniti” dopo l’aggressione di alcuni familiari alla notizia del decesso di una ragazza 23enne

 

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