Non è beneficenza da celebrare una volta l’anno quella del Banco alimentare. E’ piuttosto un guardarsi dentro e non riguarda solo i volontari. Il 16 novembre le pettorine arancioni torneranno a farsi vedere nei supermercati, ai consumatori verrà chiesto un piccolo contributo in beni acquistabili per i più bisognosi. Donare diviene in questi nostri tempi così enigmatici, un gesto rivelatore. Ci dice cosa siamo diventati. Ed è interessante ascoltarli i volontari perchè il loro punto di osservazione è forse il più inedito rispetto a tante analisi sulle nuove povertà.
«Le persone che si rifiutano di darci una mano vanno via spesso arrabbiate», dice Stefania Menduno che dirige il Banco alimentare foggiano. «La cosa ci lascia increduli sulle prime, ma poi scopriamo attraverso le pieghe della nostra esperienza come sia proprio quella difficoltà all’aiuto, ma potrebbe anche trattarsi solo di cattiva predisposizione, la fonte della loro frustrazione».
Donare diviene quasi un esercizio introspettivo della nostra società, un esercizio peraltro che si può aggiornare periodicamente perchè il mondo cambia rapidamente e negli ultimi tempi sempre a discapito delle persone più fragili e il tessuto sociale nel suo complesso ne è il primo stadio a subirne i mutamenti.
Lo sappiamo, aumentano i poveri. Una macchia d’olio che si allarga e che, sottolineano dal Banco Alimentare, oggi coinvolge anche le famiglie monoreddito, i genitori separati, moltissimi anziani che campano con la pensione sociale. Insomma di poveri ce ne sono ogni anno sempre un tantino in più, ed è questa un’altra constatazione riscontrabile durante i giorni della colletta… collettiva, si perdoni il bisticcio.
Ma non sono più i poveri l’oggetto di osservazione. Perchè le reazioni dei benestanti forniscono un’altra chiave di lettura. Torniamo ad analizzare il comportamento di quelli che non aiutano: «Potrebbe essere anche un sintomo del nostro isolamento – dice ancora Stefania Menduno – ci sono per fortuna anche esempi al contrario: una vecchina pensionata, da anni nostra beneficiaria di aiuti, che decise di voler donare a sua volta un pacco di pasta perchè quello le permetteva di stare bene e di sentirsi meglio».
Quest’anno saranno 75 i supermercati, su tutta la provincia di Foggia e non solo (ai comuni di Foggia, Lucera, Troia, San Severo, Torremaggiore, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, San Giovanni Rotondo, San Nicandro Garganico, Vico del Gargano, Vieste, Cagnano Varano, Cerignola, Ordona, Orta Nova, Stornara, Carapelle e Ascoli Satriano, si somma anche Canosa di Puglia), dove oltre 1000 volontari inviteranno a comprare prodotti a lunga conservazione: olio, verdure o legumi in scatola, conserve di pomodoro, tonno e carne in scatola, alimenti per l’infanzia.
I prodotti donati saranno poi distribuiti alle 133 organizzazioni partner territoriali convenzionate con Banco Alimentare della Daunia (mense per i poveri, case-famiglia, comunità per i minori, centri d’ascolto, unità di strada, banchi di solidarietà, centri di accoglienza) che sostengono oltre 24.000 persone che vivono in difficoltà.
Nel 2023 in provincia di Foggia hanno aderito alla Colletta Alimentare ben 74 supermercati, grazie alla presenza di oltre 1.000 volontari, e sono stati raccolti 37.442,50 kg di alimenti a lunga conservazione, superando i numeri del 2022 (pari a 30.604,50 kg).
Tra le realtà che sostengono la Colletta Alimentare, oltre all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, c’è anche l’Università degli Studi di Foggia. Quest’anno, infatti, i dipendenti di UniFg parteciperanno come volontari alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, gestendo un punto vendita nel capoluogo dauno.