La rivolta di “Mister White” contro il degrado

Basta poco che ce vo’”, diceva Giobbe Covatta ai tempi delle sue missioni africane. Ognuno ha la sua Africa e anche qui da noi ce ne vorrebbero di azioni distensive e solidali. Non è forse solo un caso che proprio a Napoli, da qualche tempo, impazzi la figura di “Mister White”, com’è stato ribattezzato dai media: un anonimo signore («dirigente d’azienda», si scoprirà poi) che, di buon mattino, indossa guanti e tuta bianca in stile polizia Scientifica e si reca in strada a far manutenzione alle strade malmesse del Vomero. Mister White confessa di essere orgoglioso del suo gesto, c’è da credergli: armato di pennello e carta abrasiva, quando tutti ancora dormono, lui è sotto casa a scartavetrare, ripulire e dipingere di giallo i paletti dissuasori ai bordi del marciapiede.

Un gesto semplice, a quanto pare efficace: avrebbe smosso dal torpore decine di anonimi napoletani («cinquecento» riferiscono le cronache) che vorrebbero imitare Mister White e qualcuno avrebbe già cominciato a farlo. Civismo e ribellione insieme, un modo per protestare forse nella maniera più efficace contro l’insufficienza dei servizi e l’inefficienza della pubblica amministrazione, questioni note specie al Sud.

Se poi tutto questo accade a Napoli, la perifrasi dei nostri luoghi comuni, l’esempio sanzionatorio di Mister White riesce a commutare la normalità in notizia. Dietro quel gesto che i più non esitano a definire rivoluzionario, in realtà ci sarebbero ragioni ben più semplici: «Mio figlio lo approva, è contento che io lo faccia. E se lui è contento lo sono anch’io…», si sarebbe schermito così con alcuni amici. Fatto salve le intenzioni genuine del genitore, è la forza dirompente del bene comune a farci ricredere sull’inflazione di certi valori. E poi, se fosse solo l’approvazione di un figlio il motivo di ogni levataccia mattutina, non sarebbe già un buon motivo per portare avanti certe cause? 

A Napoli, ma anche altrove (tutto il mondo è paese), se provassimo a chiedere per strada un commento sullo stato di salute delle nostre città, il 90% dei residenti non avrebbe risposte soddisfacenti. Solo una minoranza però sarebbe disposta ad armarsi di scopa, paletta o pennello per incidere in qualche modo. Immersi nella nostra “comfort zone”, aspettiamo che altri Mister White si muovano per noi. Abbiamo un alibi di ferro: il cittadino che paga «regolarmente» (regolarmente?) le tasse ha diritto di rivendicare un servizio adeguato. Che però nella maggior parte dei casi non riceve. 

Crescono così degrado e cattivi esempi. Gli sporcaccioni sono in servizio permanente effettivo: ricordiamo a tal proposito la Napoli della sindaca Iervolino (primi anni Duemila), ricolma di immondizia non raccolta per giorni e dello stato di malessere quasi istituzionalizzato in quegli anni in cittadini e visitatori abituali. Oggi non siamo per fortuna a quei livelli, ma se il senso di ribellione di Mister White viene interpretato così da decine di aspiranti imitatori, c’è luce in fondo al tunnel. 

Il simbolo di questa sorta di revanscismo in salsa partenopea è il parlamentare dei Verdi Francesco Saverio Borrelli, da tempo sotto scorta per le sue denunce contro le mafie e noto fustigatore dei cattivi esempi. Durante l’ultimo Natale, ripreso dalle telecamere di “Striscia la notizia”, Borrelli contestò una giovane automobilista («sono la figlia di James Senese») parcheggiare l’auto in centro sulle strisce pedonali. Ne nacque un alterco, al culmine del quale il noto papà, con verità consolatoria, invitò Borrelli a lasciar perdere: “Tant qua nun cambia nient”. Davvero? Non tutti a Napoli, e non solo, la pensano così. Per fortuna.

Napoli, quartiere Vomero: il dirigente d’azienda all’opera

 

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