Giornalisti e operatori umanitari spiati dal governo

Dal caso Almasri non ancora chiarito, alla caccia alle streghe infilando lo spyware Graphite nei cellulari, non è chiaro se al governo italiano ci siano più “007” un po’ maldestri o solo autentici cialtroni. Si possono fare al momento solo supposizioni sul presunto caso di spionaggio a carico di sette fra giornalisti e operatori umanitari, avvisati dell’abuso da fonti estere ed esterne. Una vicenda che avvicina pericolosamente il nostro paese al Cile di Pinochet, se non vi fosse in controluce una patina di dabbenaggine da cui questa storia fortunatamente sembra permeata. 

Se non fosse così, sarebbe davvero grave quanto si sta scoprendo sulla vicenda Paragon. Liberi cittadini spiati senza alcuna autorizzazione, con un software sofisticatissimo dentro la messaggistica Whatsapp prodotto dalla società israeliana Paragon, venduto a 37 paesi nel mondo (tra cui l’Italia) ma solo per ragioni di antiterrorismo e sicurezza nazionale.  Tant’è vero che una volta scoperto il mistero buffo, è stata la stessa Paragon a revocare il contratto con il governo italiano così come svelato dal quotidiano britannico Guardian. L’etica «violata» ma che, a quanto pare, la cosiddetta «ragion di Stato» italiana, intrisa nell’odio politico, ritiene di poter andare oltre, fino a confondere il confine fin dove si può spingere uno stato democratico. 

Ma perchè l’Italia spia i suoi concittadini? Una traccia potrebbe averla fornita Luca Casarini, capomissione dell’ong Mediterranea, messo in guardia da Meta (proprietaria di Whatsapp) sulla presenza nel suo telefono dello spyware: l’organizzazione non governativa di Casarini contrasta e denuncia gli abusi e le torture nei lager libici ai danni dei poveri cristi in essi reclusi sperando prima o poi che qualcuno li metta su un barcone per espatriare. Stando a questa parziale ricostruzione, lo spionaggio non autorizzato sarebbe dunque collegato alla vicenda Almasri, il generale libico considerato dal governo italiano «un criminale», eppure rimpatriato a casa su un aereo di stato per ragioni, si è detto, di sicurezza nazionale anche se la versione del governo Meloni risulta sempre più pasticciata. 

Ma tra gli spiati c’è anche il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato e qui il caso diventa forse ancor più capzioso e sottile, essendo Fanpage proprio la testata che, mesi fa, con un’inchiesta che fece molto discutere, svelò il carattere «fascista» dei giovani di Fratelli d’Italia, scatenando epurazioni e veleni all’interno del partito della presidente del consiglio. 

Supposizioni? Può darsi. Ma un governo che tenga la linea dovrebbe essere in grado di fornire una versione ufficiale anche se opposta, chiara e convincente. E invece ci pensa Bruno Vespa a coprire le falle… 

Un lager libico

  

 

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