Come cambierebbe il pensiero di grandi pensatori come Antonio Gramsci, come farebbero gli indecisi a farsi confondere maggiormente le idee come fanno alcuni personaggi resi celebri dalle opere di Italo Svevo e Franz Kafka, se fosse l’intelligenza artificiale a modellare senso e linguaggio delle loro parole? La vostra curiosità potrebbe avere i giorni contati: a giudicare dagli orrori già passati in giudicato (compagnie aeree costrette a risarcire i passeggeri per le informazioni errate fornite dai propri chatbot, l’IA utilizzata come fonte di ricerca legale di informazioni false), tutto lascia supporre che dovremo aspettarcela una adulterazione del nostro patrimonio culturale.
Non a caso prendiamo spunto da Gramsci e dagli indecisi – ovvero dai titoli presentati al premio letterario “I fiori blu” dagli autori Lucia Tancredi (“Ogni cosa è per Giulia”, Ponte alle grazie) e Giorgio Zanchini (“La libreria degli indecisi”, Mondadori) – per una riflessione ad alta voce sul saggio di Barbara Gallavotti (“Il futuro è già qui”, Mondadori) anch’esso in gara al premio foggiano. Per la serie: provate a far addentrare l’IA nei pascoli del nostro sapere e ne vedrete delle belle.
«Immaginiamo un bel tramonto, due persone innamorate: il sole si spegne in lontananza, la brezza tutt’intorno, una sensazione di leggerezza… E lei che direbbe a lui (o viceversa): “Ti amo”. Scontato vero? Replichiamo la stessa scena con l’intelligenza artificiale: la prima esclamazione della macchina intelligente sarebbe (se tutto va bene) “Ti chiamo”, fino a giungere alla frase più appropriata al contesto solo al terzo tentativo. L’IA non sogna, noi invece sogniamo».
Le considerazioni sull’IA generativa della nota divulgatrice scientifica (Superquark, Ulisse, Quinta dimensione) suscitano una riflessione sull’impatto che la rilettura digitale avrebbe su testi ordinari quali appunto quelli presentati dagli altri due autori intervenuti nella serata di sabato 5 aprile nella sala Fedora di Foggia.
E allora, l’IA sta sfuggendo al controllo umano? «E’ il più potente strumento mai inventato – sottolinea Barbara Gallavotti – dovremmo esserne contenti, anche se dobbiamo stare attenti. Soprattutto decidere cosa vogliamo che questa tecnologia faccia».
Che sia arrivato il momento di decidere ce lo dicono i furori trumpiani che spirano controvento. «Perchè la tecnologia è un’opportunità, ma l’Europa non gioca la partita – avverte rileva la divulgatrice di Superquark -. Le più grandi tecnologie mondiali sull’IA sono negli Stati Uniti e in Cina, Open-AI il più grande laboratorio sull’intelligenza artificiale possiede capitali e risorse finanziarie quattro volte più grandi il bilancio di un grande paese tecnologicamente avanzato come l’Italia». Ciò non significa che l’Italia e l’Europa siano condannate a guardare gli altri: «Abbiamo bisogno di una IA che risponda al nostro modo di agire, alle nostre abitudini. Non possiamo sottrarci al bisogno di dotarci di nuovi tecnici specializzati per fare in modo che l’IA cresca anche a casa nostra».
Rischiamo di farci espellere dal sistema, dopo esserne stati abbondantemente fuori.
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I FIORI BLU – Barbara Gallavotti presenta il suo libro “Il futuro è già qui”, al suo fianco il prof. Pasquale Annicchino dell’università di Foggia