La razzìa dei bancomat è approdata a Foggia, dopo fugace (ennesimo) passaggio in provincia: analogo colpo era stato messo a segno ad Ascoli Satriano sabato mattina. L’esplosione con la marmotta è ormai una delle specialità dei delinquenti locali e non (accade ovunque, non fasciamoci la testa, come del resto i furti d’auto…). Per i rapinatori ripulire i bancomat è diventato un esercizio di routine, un’azione ineluttabile. Un po’ come avveniva con l’assalto alla diligenza dei gringos nel Far-West: operazioni di pochi minuti, quasi tutte in zone centrali delle città, tuttavia al riparo delle ore notturne aspetto che toglierebbe un po’ dell’aura di sfacciataggine di cui si circondano queste bande nell’immaginario collettivo.
Sono spregiudicati, opportunisti. Va riconosciuto alle forze dell’ordine che fare repressione in queste condizioni è difficile: come si potrebbe pattugliare palmo a palmo gli sportelli Pos e gli uffici postali? E ci fosse solo questo poi. Di arresti ce ne sono stati e altri ce ne saranno, due bande sono state sgominate negli ultimi mesi. La guardia resta alta, eppure i «mariuoli» continuano a colpire indisturbati.
Sono bande di professionisti, d’accordo, ma la numerosità di certi furti nasconde forse dell’altro. Possibile che truppe dilettantesche, arruolate nelle retrovie, prendano coraggio e si moltiplichino sul territorio? Dell’esiguità di pattuglie delle forze dell’ordine abbiamo detto, ma anche le pene ancora piuttosto tenui per questo genere di reati potrebbero scatenare i cani sciolti. Fondamentale il senso di impunità di queste gang: il rapinatore incallito mette in conto qualche tempo in carcere (magari poi ai domiciliari). A queste condizioni il rischio (se può essere considerato ancora tale per certi profili) è il prezzo da pagare se capita di passare alla cassa. E poi diciamolo senza false cautele: in provincia di Foggia due colpi su tre agli sportelli Pos, sia di banche che di uffici postali, vanno purtroppo a segno, i malviventi scappano con il malloppo, le banconote non sono più macchiate di rosso dal dispositivo che, ad esempio, scoppia sulle banconote dei blindati presi d’assalto sulle strade.
Quando parliamo di scadimento della percezione di sicurezza tra i cittadini sono proprio questi i pensieri che accentuano il disagio di chi teme di finirci dentro. Uno smarrimento che si completa con la privazione degli spazi di libertà causati da crimini ripetitivi e a questo punto inevitabili.
Chiedere ai cittadini di Rignano Garganico, di Trinitapoli e di altri centri del Foggiano cosa significhi per loro la chiusura dell’ufficio postale o dello sportello bancomat «per rapina». I ripristini durano mesi, i piccoli comuni già deprivati di tutto o quasi, sono i più umiliati e danneggiati. E’ una desertificazione sociale e pensare che le politiche per il ripopolamento delle aree periferiche puntano sull’integrazione degli immigrati con le popolazioni locali. Ma quasi quasi ci sono più servizi nelle «baraccopoli» in piena campagna.