Autonomia e legge elettorale, i referendum da cui ci perderemo tutti

Peccato per la raccolta di firme contro l’Autonomia differenziata. Ha oscurato quasi completamente l’altra petizione, quella forse più giusta, sulla riforma della legge elettorale attualmente in vigore. Il famigerato “Rosatellum” che impedisce al cittadino di candidarsi se non ubbidisce alle segreterie dei partiti: oggi il 61% di chi finisce in parlamento viene eletto così. Ebbene da quando è scoppiata la battaglia per far abrogare la legge sull’Autonomia differenziata, le firme ai gazebo per ottenere il referendum contro il “Rosatellum” si sono drasticamente ridotte. Si voterà comunque fino alla metà di settembre, c’è ancora tempo per chi volesse dare una mano a una battaglia di democrazia e di civiltà. Ma servirebbe uno sforzo sovrumano per raggiungere le 500mila firme e un’opinione pubblica meno distratta su questi temi. 

La raccolta firme sull’Autonomia differenziata, proprio grazie alla grancassa mediatica e all’alleanza trasversale dei partiti di opposizione all’attuale governo (e qualcuno pure all’interno dell’esecutivo, vero Forza Italia?) è invece ormai prossima a quota 500mila. Dunque il referendum contro la legge che riduce il trasferimento dei finanziamenti statali da Roma alle regioni ha buone probabilità di andare in porto. C’è chi pronostica la caduta del governo Meloni se vinceranno i «Sì» all’abrogazione della legge sull’Autonomia, ma la battaglia è squisitamente politica e basta: con la riforma del Titolo V (anno 2001) della Costituzione, una storica spallata repubblicana che apre le porte al federalismo, ogni Regione già oggi può aprire una trattativa con lo Stato per chiedere più competenze e il trasferimento di maggiori risorse. 

Così l’Autonomia diventa solo una battaglia strumentale, al massimo potrà coagulare le forze di centrosinistra per tornare a governare, ma sarebbe stato difficile veder andare in porto anche la petizione sul “Rosatellum” con l’ovvio ostracismo dei partiti e movimenti politici. Ci vorrebbe più forza di idee e consapevolezza su certi idee da parte degli elettori perchè certe iniziative vengano innanzitutto comprese. Il “Rosatellum” è battaglia più di testa che di pancia, servirebbero più fini conoscitori delle dinamiche politico/elettorali per comprendere fino in fondo l’importanza di quella firma. Invece la gente diffida e scappa dai gazebo. Per questo alla fine ci perderemo tutti.

«Abbiamo aperto una breccia nel dibattito politico – non si dà per vinto Giulio Colecchia, responsabile della raccolta firme in Capitanata – andremo avanti finché c’è tempo, una battaglia di civiltà come questa non può finire anche dopo che i 90 giorni saranno scaduti. Oggi il 61% del sistema parlamentare viene cooptato dalle segreterie dei partiti: alle ultime Politiche abbiamo “eletto” così 245 deputati (su 392) e 122 senatori (su 196). E ci sono altri traguardi importanti da tagliare: mi riferisco alla legge sul Premierato del governo Meloni, altri margini di discrezionalità politica che rischiano di ridursi se verrà sempre più ridotta la partecipazione dei cittadini all’attività politica».

L’abrogazione della legge sull’Autonomia al massimo servirà a smantellare un feticcio della Lega, che aveva affidato all’approvazione avvenuta a tempo di record in Parlamento il successo elettorale alle ultime Europee, oltre a rilanciarne l’azione politica. Obiettivi  entrambi mancati (poi dipende dai punti di vista) anche se va detto che il partito di Salvini ha fatto il boom con le oltre 500mila preferenze per l’elezione del generale Vannacci. Ma ci vuole indubbiamente metodo e indubbie capacità per un partito di governo, riuscire a confinarsi all’opposizione nell’emiciclo di Bruxelles.

 

 

Tag: Nessun tag

I commenti sono chiusi.