Cruciani, l’amor per Foggia vale un invito

Da Giuseppe Cruciani, polemista e provocatore, non è il caso di attendersi complimenti a prescindere. Basti pensare a come l’irriducibile conduttore tratta il povero Parenzo, in un gioco di specchi che va avanti da anni a “La Zanzara” (Radio24). Su «Foggia la città più brutta d’Italia, chi mai si sognerebbe di andarci per un weekend?» è andato giù duro, d’accordo. Sarcastico e caustico nello stile del personaggio, Cruciati ha inzuppato il biscotto dopo l’escalation delle aggressioni al policlinico. Ma è arrivato in ritardo. Qualche altro “maitre a penser” aveva già infiocchettato di pensieri gentili il “Foggian style”: evocando l’Esercito alle porte dell’ospedale «in un territorio di mafia», tanto per gradire.

Sono le conseguenze di una putrida reputazione affastellata negli anni, nel disprezzo ostentato per la propria città che trasuda da schiere di quegli stessi foggiani adusi al “chiagne e fott”, dopo uno Spritz da Capo Verde a Porto Cervo. Umori che oggi riecheggiano nel web sempre più pervasivo, al punto che chi mena fendenti dall’esterno sa di non poter incontrare chissà quanti oppositori. Stavolta la reprimenda di Cruciani avrebbe un chè di gratuito, se pensiamo che non c’è ospedale che non abbia in corsia parenti minacciosi e maneschi (Casarano e Torino, solo negli ultimi giorni). 

Ma Foggia cattura quasi sempre i titoli più cupi, ci vuole una certa vocazione anche in questo: forse tutto cominciò dal crollo di viale Giotto (11 novembre ’99), 67 vittime in una notte. Tanto accanimento non si spiega se non nella perniciosa consuetudine del luogo comune. Tre marocchini hanno picchiato e derubato lo studente pugliese nella stazione centrale di Milano, ma nessuno parlerebbe di «città inospitale e insicura». E il fenomeno delle borseggiatrici che spadroneggiano nella metro romana come definirlo, inconvenienti di una grande metropoli? E poi gli spari di Scampia, lo stupro di gruppo di Palermo, l’agguato di Terno d’Isola nella ricca e florida Bergamasca?

Usa la retorica della strafottenza la sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, nella replica a Cruciani: «Una provocazione a cui rispondere non è né utile né costruttivo». Nella doverosa difesa d’ufficio, la prima cittadina non nega tuttavia «quanto male faccia alla nostra città una narrazione così negativa». Ma se Episcopo non nasconde le difficoltà purtuttavia esistenti, la sindaca non rinuncia «con orgoglio» alla rivendicazione oleografica di un territorio bello e dolente: «Gli scorci più suggestivi, il patrimonio storico e architettonico poco conosciuto, il suo fervore culturale, le sue borgate…».

Difesa appassionata ma, ci consenta, poco efficace per mandarla a dire a tutti quelli che si divertono a sparare addosso al piccione. Del resto più che rispondere a Cruciani la sindaca dovrebbe dirlo ai foggiani perchè questa città non merita di essere trattata così. Dopotutto una città migliore la vorrebbero anche quelli che non l’amano e che la trattano alla stregua di un dormitorio quattro volte a settimana. L’elenco delle doglianze è noto, adesso ci si è messo pure il problema dei bagni pubblici che andrebbero potenziati nei parchi rionali. E le strade, i lavori pubblici, i finanziamenti del Pnrr che rischiano di andare perduti. Da dove si comincia? 

Cruciani in fondo passa, la città no: ma almeno si approfitti della critica sguaiata per uno scatto di reni. Così la sindaca potrà prendersi una bella rivincita anche su Cruciani: invitandolo a vedere come i foggiani sono diventati migliori.  

 

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