Un dolore da trasformare in energia positiva

Cerimoniale impeccabile, la compostezza nel dolore per l’omaggio ai tre ragazzi-tifosi nel giorno del lutto (17 ottobre 2024). La città che «funziona», il tifo da stadio che conferma il suo volto migliore. E Foggia che commuove l’Italia. Speriamo di non rivederle più altre immagini così. Ma c’è una innegabile predisposizione da parte dei foggiani a queste contrite celebrazioni: come avvenne per le esequie delle 67 vittime di Viale Giotto (11 novembre 1999), come per i 7 martiri dell’elicottero precipitato a Castelpagano (5 novembre 2022) e in tutti gli altri riti collettivi di questi anni. Sciagure che sedimentano un senso di amarezza e di frustrazione in fondo al cuore.   

Come un attore “condannato” ai ruoli del cattivo, Foggia sembra essersi incagliata su certi cliché. E da qualche tempo ce n’è anzi un’altra di vidimazione implacabile: “Città della quarta mafia”, coniata quasi per caso da un magistrato antimafia (Ruberti) che pare si riferisse a ben altro contesto. Il danno arrecato da certi timbri è però indelebile. Non sembrino parole al vento se il distacco (dei giovani, soprattutto) avviene anche per una spinta uguale e contraria alla vocazione funesta. Diecimila foggiani si sono trasferiti negli ultimi dieci anni, mille ogni anno. E per il 70% sono meno che trentenni. 

Possibile allora invertire la rotta? E come? Dovrebbero pensarci le istituzioni, ma la spinta potrebbe partire anche dalla società civile. Tutti oggi abbastanza disorientati. Qualche idea però resiste alla convinzione di un percorso ineluttabile. Proviamo a lanciarla da questo Blog: trasformare tutto il dolore, di cui siamo indubbiamente capaci, in energia positiva. E affidare questo percorso a un traghettatore d’eccezione: Renzo Arbore. L’unica autorità riconosciuta e riconoscibile (specie dai media nazionali) in grado di veicolare il messaggio di una “Foggia che sa anche sorridere”. 

Non basta l’energia e la devozione alla causa di tutti gli altri grandi artisti portatori di una foggianità senza infingimenti: Vladimir Luxuria, Pio e Amedeo, le stelle della fiction Maria Chiara Giannetta e Nicola Rignanese. Ma riuscire a convincere in questa operazione il “Renzo nazionale” potrebbe innestare il ribaltamento della prospettiva di un’immagine oggi declinata alla sciagura e al copyright della criminalità mafiosa. Andrebbe provata, quantomeno, l’opportunità di organizzare una proposta corale e congiunta, una commissione di “portatori d’acqua” composta dalla sindaca della città capoluogo, dal presidente della Provincia, dai vertici della magistratura, della Chiesa e del mondo del volontariato. Un messaggio da far veicolare non appena spenta l’eco del lutto planetario e del dolore (da tutta Italia e dall’estero continuano a piovere messaggi di cordoglio per i tre giovani tifosi uccisi al ritorno da una partita). E tutto ciò nel percorso che porterà Foggia ad abbracciare il suo Arbore, nell’antivigilia dell’apertura del Museo a lui dedicato e destinato a contenere tutta l’oggettistica di arte e mondanità (ribattezzate spiritosamente come “chincaglierie”) che il maestro dell’ironia e del buongusto ha deciso di donare alla sua città da cui non si è mai teneramente separato. Operazione che dovrebbe concretizzarsi nel 2025, dopo qualche rinvio e uno stucchevole dibattito su quale edificio dovesse ospitare la generosa e inedita testimonianza di vita del più grande foggiano di tutti i tempi. 

I funerali allo stadio Zaccheria dei tre ragazzi: Gaetano Gentile di 21 anni, Michele Biccari di 17, Samuel Del Grande di 13.

 

 

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