Ghetti dei migranti, un altro bluff. Ci terremo le latrine a cielo aperto

Era nell’aria, il grande bluff sui ghetti dei migranti sta per arrivare. Resteranno così come sono, al massimo le baracche potranno essere rimpiazzate da container con l’aria condizionata. Un po’ quello che fece cinque anni fa, ma nel pieno di un’emergenza ambientale, il prefetto Grassi nel Gran ghetto di Rignano. Altra soluzione provvisoria diventata, di fatto, definitiva. Questa volta però la questione è diversa, la provincia di Foggia sta perdendo la partita con la piaga delle bidonville a cielo aperto sparse in tutto il suo territorio. Non solo borgo Mezzanone (1500 occupanti stabili): Rignano scalo a San Severo (1000 e più), borgo Tressanti a Cerignola (500), i bulgari a Stornara, agglomerati più piccoli anche di 30-40 unità disseminati in tutta la piana del Tavoliere. Una vergogna senza soluzione di continuità, che si rinnova da almeno vent’anni. E che l’Unione europea nel 2021 – sollecitata da un soprassalto di decenza a dover intervenire – prese di petto stanziando 114 milioni di euro solo per la provincia di Foggia per tamponare quella cloaca impazzita. Perchè i migranti nei ghetti non hanno servizi di alcun tipo men che meno igienici, fanno i propri bisogni in aperta campagna, macellano animali nella più completa illegalità, si procurano l’energia elettrica con mezzi di fortuna. Alberga la prostituzione in questi luoghi, sono aree definitivamente sottratte al controllo delle autorità. Un’umanità sparpagliata per la quale ci sarebbe stata adesso l’occasione per occuparsene, una volta per tutte e facendo leva su una robusta dose di finanziamenti al riguardo. 

Ma le cose andavano a rilento già quando i Comuni furono chiamati a presentare i “Pal”, i Piani di azione locale, pur senza avere risorse tecniche e mezzi per portarli a termine. Oggi sono proprio i sindaci di quei comuni (Manfredonia, Foggia, San Severo, Cerignola, San Marco in Lamis, Lesina, Poggio Imperiale, Carpino e il Commissario Straordinario di Carapelle) a denunciare il «dietrofront» del governo che quando sente parlar di migranti al massimo può pensare di deportarli in Albania. «Vengono di fatto vanificate e smentite le specifiche Linee Guida da nuovi orientamenti che, se paiono poter accorciare i tempi di realizzazione delle soluzioni abitative, certamente non risolvono le problematiche dell’integrazione dei migranti nel tessuto sociale, che dovrebbe essere il vero fulcro dell’intervento…», scrivono i sindaci dopo il tavolo con gli enti dello scorso 7 ottobre. Stupore anche della Cgil foggiana: «Credevamo che la nomina di un commissario straordinario da parte del Governo fosse finalizzata all’accelerazione dei progetti e invece si sceglie la strada più semplice e veloce ma che non affronta in alcun modo il tema dell’integrazione nel tessuto sociali e del miglioramento del contesto di accoglienza», affermano il segretario generale Gianni Palma e il segretario della Flai Giovanni Tarantella.

Parliamo poi degli stessi migranti che diventano braccia per le nostre campagne e che assicurano manodopera senza della quale probabilmente andrebbero in rovina migliaia di aziende agricole senza più nessuno da ingaggiare. Il governo ha gettato la maschera, attraverso le parole contrite e di circostanza del commissariato per i superamento degli insediamenti abusivi. Ma non che quelli di prima (Draghi, Conte) avessero impresso qualche forma di accelerazione. Campa cavallo, non si prendono decisioni e si buttano via anche i soldi l’unico alibi che per vent’anni ha alimentato l’impossibilità, da parte delle autorità locali, di far bonifica nel proprio territorio. 

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L’evoluzione dell’area abusiva di Torretta Antonacci (Rignano scalo) dai primi insediamenti, sopra i container installati nel 2015

 

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