La caccia all’ebreo, che in Italia diventa “al comunista”

Credevamo in un mondo che avesse fatto i conti con il ‘900, secolo di sangue e odio. E invece diamo ancora la caccia all’ebreo, si combattono guerre di occupazione e l’ignavia dei governi rischia di affondare l’Europa che sognava (quella di Altiero Spinelli, Robert Schuman, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi) di essere il nuovo ombelico dell’ordine mondiale. La pacificazione di Israele, il nodo irrisolto della Palestina tornano a infiammare la scena. Con qualche accelerazione non richiesta: sarà forse un caso, ma prima dell’elezione a furor di popolo di quel mattacchione di Trump, che vuol deportare gli immigrati irregolari – l’odio antisemita sfociato nel pogrom di Amsterdam (dopo la partita di Europa League Aiax-Maccabi Tel Aviv), non aveva avuto precedenti così clamorosi (la polizia olandese viene accusata di aver lasciato fare). E i cortei pro-Palestina si moltiplicano in tutto il continente. 

A Parigi il governo teme che la convivenza ebrei-musulmani abbia i giorni contati, in Italia invece con una piccola digressione sul tema gli scontri di Bologna (altro corteo pro-Pal) vengono derubricati dalla politica alle lasagne in una antistorica contrapposizione destra/sinistra e il ministro Salvini chiede la chiusura dei «centri sociali comunisti». Sarebbero note folkloriche, quelle che registriamo da noi, in un quadro meno turbolento e di non facile interpretazione. 

Il voto delle presidenziale americane cambia personaggi e interpreti. Dopo il 5 novembre assistiamo a un ribaltamento degli scenari in movimento (Ucraina, Israele-Gaza, il ruolo dell’Iran, la Cina). Trump non è ancora un presidente in carica, ma fa già rumore con il suo fido plenipotenziario Elon Musk. Ed è un brogliaccio ancora tutto da scrivere. Sui primi capitoli c’è la penna di Putin che preannuncia l’arrivo di un «nuovo ordine mondiale» e cosa vorrà dire è facile intuirlo, se l’Occidente, suo nemico giurato, non troverà più strumenti di contrasto. Così lo Zar incentiva militarmente gli attacchi sull’Ucraina, in vista dei negoziati annunciati dal tycoon americano, che Putin considererebbe (secondo alcuni osservatori) “un utile idiota”: come quel venditore ambulante che trova l’acquirente fesso e prova a vendergli fino a quando quello non si ravvede o finisce i soldi.

Le avvisaglie non sono buone, se dall’entourage di Trump cominciano a filtrare impressioni sulla “pace giusta” che fotografi (e fermi le armi) sullo “statu quo”. Così oltre alla Crimea già perduta, l’Ucraina si ritroverebbe più ristretta anche senza il Donbass. E intanto l’ingresso in Europa appare più sfumato: ma non si era detto che l’Ucraina andava difesa per frenare l’escalation militare del dittatore russo, magari anche sulla Polonia e i paesi baltici? Le ultime indiscrezioni accreditano la cacciata di Zelensky: sarà un caso, ma prima che vincesse Trump i servizi di Mosca non l’avrebbero messa in giro una voce così.

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I tifosi israeliani ad Amsterdam (virgilio.it)

 

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