Che mondo viviamo, se contano i miliardi di Musk

Nel mondo liquido di Elon, non c’è spazio per perdite di tempo. Vola su Marte, piazza satelliti ovunque, s’infila pure nella telefonata Trump-Putin. Adesso vorrebbe anche licenziare i magistrati italiani. Elon & Musk, due potenze di fuoco in una: il magnate e il futuro consigliere del presidente Usa. E’ lui l’uomo forte del momento. Lo sarà anche per il futuro? C’è da rabbrividire al pensiero, almeno seguendo i vecchi cari schemi che ci hanno accompagnato sin qui. Non è detto però che sia lui a sbagliarsi. Non di sicuro, partendo dal suo presupposto: uno che in un giorno si vanta di aver guadagnato 13 miliardi di dollari rischia di aver sempre ragione. Perciò, zitti e mosca.

Il governo Meloni l’ha capito al volo. Avete sentito qualche bisbiglio quando il Paperone ha intimato alle nostre toghe su X: «Se ne devono andare»? Quattro parole per dare la linea. Mentre sette o otto migranti deportati in Albania venivano precipitosamente riportati in Italia con la stessa nave, dopo l’ennesima strambata di Palazzo Chigi. Non si può fare, lo dice la Corte di Giustizia europea a cui adesso è stata demandata la soluzione del busillis. C’è la legge, ma il governo spalleggiato dal magnate della Tesla, decide di testa sua. Sarà Bruxelles a ribadirlo.

Ma torniamo a Musk: pensate che il nostro governo non abbia difeso l’integrità e l’autonomia statale da ingerenze indebite (l’ha fatto Mattarella), solo per incassare l’approvazione su un caso politico che agita come una clava? C’è dell’altro. Qui però siamo a un livello superiore se la sfera dei compiacimenti e delle faccine su whatsapp va oltre la Ragion di Stato, quella stessa Ragion di Stato che obbliga un presidente del Consiglio a difendere sempre il proprio Paese. 

Tutto nasce dalle dichiarazioni forse un po’ precipitose, qualche giorno fa, di Mario Monti: «Meloni? Può essere la testa di ponte tra l’Europa e Trump…». La nostra presidente del Consiglio ci ha creduto e adesso spera che gli inchini a Musk aprano ponti esclusivi con la Casa Bianca (anche se Salvini ha fatto peggio con l’elogio al magnate).

Tuttavia Trump avrebbe altre idee sull’Europa e il rapporto one-to-one con gli Stati, al solo scopo di indebolirli. Le intenzioni del tycoon le ha svelate Steve Bannon, l’uomo nero dell’intellighenzia trumpiana (appena uscito di prigione): «Meloni oggi dialoga con l’Europa, se torna quella del 3% se ne può parlare…». 

Che bel casino adesso, proprio mentre Fitto, candidato alla vicepresidenza esecutiva della commissione europea, cerca di convincere gli euroscettici dello schieramento socialista, che dovrebbero accoglierlo in maggioranza, sulla lealtà all’Europa: «Voterei domani mattina tutti i provvedimenti su cui in passato mi sono astenuto…».

Le giravolte della politica, si sa, sono infinite, ma qui rischiamo di farci venire il mal di testa. E siamo soltanto ai primi giri di valzer dell’epoca trumpiana, con un presidente non ancora insediato. Ci aspettano tempi tutti da scoprire, The Donald si muoverà come un carroarmato, dicono i suoi seguaci: «Non ci interessa che Trump piaccia o no, ma che sia rispettato e temuto…», così Marco Rubio probabile segretario di Stato della nuova amministrazione a guida repubblicana. 

Dall’America fanno la faccia feroce, noi rispondiamo con l’incredulità di chi non immagina quale altro confine della decenza politico-istituzionale possa ancora essere varcato. Stanno saltando tutti gli schemi, siamo tutti più vulnerabili di fronte a un gioco per noi ancora invisibile, ma già intuibile. Non si studiano però le contromosse se in Italia siamo agli ammiccamenti e ai giochi di pianerottolo per posizionarsi meglio con il nuovo dominus, mentre l’Europa resta a guardare. 

—-

Elon Musk indossa il cappellino della campagna di Trump (Make America Great Again) 

 

Tag: Nessun tag

I commenti sono chiusi.