La salute in America, meno di un weekend alle Bahamas

La rancorosa ovazione dei contribuenti americani all’assassinio del manager Brian Thompson, in pieno giorno e nel centro di New York, dovrebbe far riflettere noi italiani sull’importanza di un Servizio sanitario nazionale ancora efficiente, nonostante tutte le falle che conosciamo. La popolazione della ricca America ce l’ha a morte con le società assicurative accusate di essere di manica stretta quando si tratta di finanziare cure anche di malati gravi. Il dibattito venuto fuori dopo l’uccisione dell’amministratore delegato della United Healthcare, una delle maggiori compagnie assicurative, ha superato i limiti della trivialità da social per affondare il colpo su un dubbio atroce che turba adesso le coscienze dei benpensanti: mai il «popolo» così compatto si era schierato a difesa del carnefice.

L’italiano Luigi Mangione, 26 anni, di famiglia benestante, accusato di aver ucciso Thompson, sembra aver alzato il grilletto per ragioni un po’ diverse dall’esosità della spesa, dal momento che lui i soldi li aveva per curare il fitto mal di schiena al punto da costringerlo a un intervento chirurgico. Lo ha fatto, si dice adesso, per vendicare i poveracci che non possono pagare, una sorta di Robin Hood tecnologico (si era costruito da solo la pistola con silenziatore in 3D) anche se gli inquirenti lo avvicinano a Unabomber, l’anarchico statunitense che inviava pacchi esplosivi alle sue vittime scelte a caso per combattere il progresso tecnologico. 

Al di là della natura del gesto, quegli spari sollevano riflessioni profonde sulla divaricazione della forbice sociale ormai sempre più spinta tra ricchi e poveri nel paese più benestante del mondo. 

Curarsi negli States è prettamente un affare per ricchi, si contano a migliaia le domande di finanziamento (e quindi di possibilità di cure) respinte al mittente. Negli Usa “non tutto quello che è necessario per vivere si qualifica come necessario dal punto di vista medico”, questa la risposta fornita dalle compagnie ai cittadini che non ce la fanno a coprire la spesa. Quel «Deny, Defend, Depose» (nega, difendi, deponi) parole scritte su ciascuno dei proiettili sparati da Mangione alle spalle del manager, diventano perciò oggi uno slogan a uso dei malcapitati del pianeta che chiedono giustizia (o vendetta) contro gli aguzzini di turno. 

Fior di columnist  dei grandi giornali americani si chiedono ora quale effetto domino avrà una deriva simile, per giunta alimentata e propagata dall’immancabile cassa di risonanza dei social.  

I manager delle compagnie assicurative sono accusati di aver alzato i parametri per il proprio tornaconto, soglie fino all’8% della spesa sarebbero state arbitrariamente alzate al 22% per soddisfare i guadagni crescenti dei manager a discapito della richiesta di salute. Il cosiddetto sistema sanitario americano è considerato (dagli americani stessi) il più caro del mondo nonostante l’aspettativa di vita dei contribuenti degli States non sia tra le più alte (42%): in cima c’è il Giappone, l’Italia sfoggia un confortante quarto posto.  

Negli Usa la salute dei cittadini è merce di scambio da porre sullo stesso piatto della bilancia di un qualunque bene commerciale: più aumentano i profitti delle compagnie, meno gente riesce a curarsi. Un weekend alle Bahamas vale più di una vita salvata. Ma non può essere più vita questa, di quale civiltà ancora parliamo. Nel suo folle gesto Mangione ha voluto mettere all’indice il declassamento della morale e di una logica capitalista incapace di rigenerarsi e destinata ad avvitarsi su se stessa: impossibile perdonargli il modo in cui l’ha fatto, ma non la ragione che c’è alla base. 

—-

L’italoamericano Luigi Mangione dopo l’arresto

 

Tag: Nessun tag

I commenti sono chiusi.