I ragazzi foggiani vogliono scrivere un altro racconto sulle pagine della loro città. I successi alle Olimpiadi di matematica, il titolo nazionale ai campionati studenteschi, il primo posto a un premio indetto dal dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno sulla legalità sono lacrime di gioia in quelli che ci hanno sempre sperato. Trionfi che rilanciano l’immagine di una Foggia accartocciata su se stessa, ma tutt’altro che vinta. Rappresentano anzi il segnale di una vitalità culturale e di una spinta silenziosa dal basso. I trionfi nascono a scuola, là dove si formano carriere e coscienze. La medaglia d’oro del liceo scientifico Volta conquistata a Cesenatico, i campioni dell’istituto tecnologico Altamura-Da Vinci nell’atletica di nazionali di Pescara sono successi che non nascono per caso. Traguardi (o punti di partenza?) che contribuiscono a tracciare la strada di un illuminismo sociale con i ragazzi prepotentemente al centro della scena. Sono loro il motore di questa spinta al cambiamento, la molla dell’orgoglio ferito in grado di movimentare, anzi di sovvertire, una narrazione finora un po’ troppo ripiegata su se stessa.
Diciamoci la verità: tutto questo contribuisce a sbiadire la trama color pece della “Quarta mafia”, quasi quasi mette in dubbio la fondatezza delle classifiche sulla qualità della vita che inquadrano regolarmente la provincia di Foggia sempre in ultima posizione, o giù di lì. I ragazzi foggiani con le loro prodezze indicano invece una via di fuga e potrebbero suggerirla anche ai più grandi (se solo li ascoltassero). Sottolineano concetti che ritenevamo forse sommersi dalle distrazioni social che ne catturano spesso l’attenzione: con il lavoro e il talento svoltare è ancora possibile. Sarà pure un atto di ribellione, il rifugio nell’atletica come nella matematica e l’ingegneristica applicazione che li ha portati a diventare i migliori di tutti. Ma questi successi in fondo ci dicono che un cambiamento trasversale e silenzioso è in atto e chiede di essere sospinto, incoraggiato anche solo da un senso di appartenenza più radicato in una popolazione sfiduciata. I semi ci sono, ora proviamo a farla crescere questa piantina.
La vera sfida sarà allora innanzitutto nel provare a trattenerli questi talenti una volta preso il diploma. A Foggia, come in molte altre città del Sud, un ventenne su quattro sceglie di emigrare (a volta lo fa anche dopo la laurea) per ragioni di studio e per lavoro. Cercano opportunità e condizioni di vita migliori, il mondo è grande e poi a quell’età viaggiare è quasi un dovere. Ma prima di pensare al Sud che in tal modo si impoverisce, vedendo venir meno i suoi ragazzi, si provi a ribaltare la retorica dell’abbandono: Foggia è città universitaria che accoglie anche tanti ragazzi e ragazze sopratutto dall’estero. Le basi ci sono per costruire le condizioni di un risveglio culturale e sociale che abbracci davvero tutti.